Venni a Pietrapertosa e Castelmezzano un anno e mezzo fa
come turista e fui già colpito da questo “scherzo” della natura che sono le
“Piccole Dolomiti Lucane”, formazioni bizzarre di arenaria che fuoriescono da
gengive dal profilo collinare che circondano i due pittoreschi borghi arroccati
a ridosso di questi “denti” modellati dagli agenti atmosferici. Vidi molti visitatori cimentarsi nell’adrenalinico
“Volo dell’angelo”, spettacolare “zip line” che unisce i due centri ad
un’altezza da paura e ad una velocità da brivido.
Così sulla scia della collaudata attrazione turistica, nel mese di Luglio 2015 furono realizzate dai comuni di Pietrapertosa e Castelmezzano due vie ferrate, due tragitti che partono dal ponte romano, sul Vallone Caperrino (un affluente del fiume Bradano), e salgono uno verso Castelmezzano,la “Salemm” ,lunga circa 1.731 m. ed un dislivello di circa 249 metri. L'altro ramo del percorso,”Marcirosa” che porta a Pietrapertosa, ha una lunghezza di circa m. 1.778 ed un dislivello di circa 331 metri e incrocia la partenza del Volo dell'Angelo.
Per l’occasione mi sento con Carlo da Roma che non vedevo
da cinque anni e mezzo quando salimmo sul Corno Piccolo lungo la “Via del
Canalone” nel Maggio 2010. Riusciamo ad accordarci per via delle festività in
quanto viene a trovare alcuni familiari in un paese poco distante da
Castelmezzano. Con me c’è anche Pasquale, molto entusiasta di percorrere queste
nuovissime vie ferrate. Ci diamo in tal modo appuntamento all’uscita
“Campomaggiore,Pietrapertosa” sulla Basentana alle 7.30.
Vorremmo percorrere entrambe le ferrate e la soluzione più
pratica ci sembra quella di lasciare l’auto a Castelmezzano, scendere per il sentiero delle “Sette Pietre” e
attaccare all’”Antro delle Streghe”, presso il ponte romano la ferrata
Marcirosa, quella che va a Pietrapertosa. Successivamente tornare al punto di
partenza un po’ per sentieri, un po’ ripercorrendo a ritroso alcuni tratti di
ferrata per fare la Salemm fino a Castelmezzano riguadagnando infine le auto.
Mentre risali in auto i tornanti che portano a
Castelmezzano il paesaggio è sublime, si innalzano infatti le guglie rocciose
che emergono dalle nebbie mattutine dando la sensazione di trovarti in Trentino
o in Veneto. A quell’ora e col freddo secco che fa, il paesino è ancora
deserto. Anche il “Volo dell’Angelo” è chiuso in quanto è operativo da Maggio a
Novembre. A questo proposito Carlo mi narra che quando quest’attrazione ancora
non esisteva, i due piccoli borghi erano quasi completamente sconosciuti. E’
bastato tirare due cavi d’acciaio da una parte all’altra per farci “volare” la
gente a cambiarne completamente il volto e la storia. Ora, durante la bella
stagione non hai nemmeno dove parcheggiare l’auto.
L’attacco della Marcirosa inizia con la salita lungo una
estetica placca dritta e dopo non molto si incontra il primo ponte tibetano
dalla luce di 10 metri circa. Dopo vari aggiramenti delle varie bastionate
rocciose dalle forme più bizzarre (l’aquila reale,l’incudine,la grande madre,la
civetta ecc.)si attraversa il secondo ponte tibetano di sette metri, a dire il
vero messo li un po forzatamente, più per il gusto del divertimento ma evitabilissimo.
Va detto però che si tratta degli unici ponti tibetani di tutto il Centro-Sud. La
ferrata termina con il sentiero di allontanamento che giunge alla stazione di
partenza del volo dell’angelo di Pietrapertosa.
Dopo circa tre ore e mezza tra andata e ritorno ci apprestiamo
a percorrere l’altro ramo, la Salemm che va verso Castelmezzano. Intanto nel
tragitto di ritorno della Marcirosa abbiamo incontrato varie cordate di
scalatori e tra di essi anche ragazzini pronti a cimentarsi nell’ascensione. Nel
frattempo abbiamo notato che è in fase di realizzazione un ulteriore ponte
tibetano, molto più lungo dei precedenti che collegherà le pareti dei due
versanti del torrente Capperrino e andrà a coincidere con il nuovo attacco
della Salemm.
Al momento, per
raggiungere la ferrata bisogna operare un aggiramento portandosi sull’altro
versante del torrente. A guardia di essa uno strano roccione dalle sembianze
umane, sembra il faccione di un omone grasso in cui spiccano gli occhi, il naso
e labbra sporgenti. Si risale una cengia inclinata e subito dopo si aggira una placca
che dà sulla strada asfaltata sottostante dove passa anche la galleria scavata
nella roccia.
Segue un segmento davvero facile tra canali e camminamenti banali dove si passeggia soltanto, ma ugualmente assistito da inutilissimi cavi metallici, fino al Belvedere Castello transitando per la chiesetta del Santo Sepolcro” Madonna dell’Ascensione”. Da questo punto parte invece il tratto più interessante ed esposto di entrambe le ferrate, passaggi in forte esposizione lungo pareti a strapiombo. E’ davvero strana questa differenza fra la prima e la seconda parte della Salemm, come se fossero state concepite e realizzate da due persone diverse. Infine dopo il traverso lungo una estetica placconata si rientra in paese.
E’ doveroso adesso dare un giudizio tecnico sulle due
ferrate. Nota di grande merito è averle già realizzate qui nel Meridione, così che
si vanno ad aggiungere alle uniche presenti fino ad ora, ovvero la Ferrata del
Caldanello e la Cengia del Raganello nel Pollino e il sentiero attrezzato
“Francesco Raso” del Monte Acellica (monti Picentini),portando dunque il totale
a cinque. Per ritrovare la prossima bisogna andare sul Gran Sasso.
La seconda nota di merito è l’ambiente in cui sono state
collocate , un paesaggio da favola, lungo
le dorsali rocciose di Castelmezzano e di Pietrapertosa, due tra i borghi più
belli d'Italia consentendo di
raggiungere, così, anche i punti più nascosti, e l’aver inserito poi in questo
contesto due ponti tibetani per passare da una parete ad un'altra nel vuoto a
regalare visioni indimenticabili sul paesaggio; si resta così incantati dalla
"Grande Seduzione delle Dolomiti Lucane". Ultima nota di merito è che
sono praticamente adatte a tutti, a patto che non si soffra di vertigini e che
si sia in buone condizioni fisiche, eccetto forse l’ultimo tratto più esposto e
verticale della Salemm.
Mi sento obbligato ad annotare anche qualche aspetto negativo. Abbiamo realizzato che alcuni passaggi seguono un itinerario non logico cercando di collegare solo le varie paretine. Sia la Marcirosa che la Salemm potevano avere un epilogo più soddisfacente, terminando alla grande sulle punte più alte delle guglie rocciose che dominano i due borghi concludendo più degnamente la loro corsa. Invece la Marcirosa si interrompe dopo un inutile saliscendi soltanto ad intersecare il sentiero di allontanamento. Per quanto riguarda la Salemm, il tragitto relativo alla prima parte, a nostro avviso non è stato sfruttato bene. Molti passaggi invece di impegnare le crestine aeree dei roccioni si vanno ad incassare in inutili canali rendendo la progressione molto banale.
Un altro aspetto negativo visto che per realizzare quest’opera si sono spesi bel 440 mila euro è la massiccia ed eccessiva presenza di scale metalliche e metri su metri di cavo metallico inutili su passaggi elementari, rendendo le vie molto più facilitate di quello che potrebbero in effetti essere. Questo forse per dare un impronta più turistica all’opera in modo da accrescerne la fruizione anche da parte dei meno esperti, ma io personalmente a questo punto avrei optato per una ferrata medio-facile e per un’altra difficile, accontentando così tutti.
Comunque, a parte queste considerazioni tecniche, ambientali
e paesaggistiche, ci siamo divertiti molto. Auspico di ritornarci quando
terminerà il nuovo ponte tibetano e magari, fare anche un bel
volo…”dell’angelo”.
2 commenti:
comunque ci siamo diverti!alla prossima ci dobbiamo fare anche il volo....ciao e a presto,un caro saluto a Carlo che gentilmente mi ha prestato il kit da ferrata,ciao Carlo e alla prossima!
Un bel voletto,ci vuole senz'altro.Ciao ciao
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