Ho dovuto attendere il 18 Gennaio per la prima invernale di questo 2016. Sembra
che i bei tempi in cui si andava in montagna trovando 30,40 centimetri di neve
già ad inizio Dicembre siano davvero passati. Bisogna aimè adeguarsi alla situazione
perché nel nostro piccolo possiamo poco sul controllo del clima. Senza essere
retorici ormai è risaputo che, scienziati, industriali, capi del mondo e
magnati del petrolio sanno il perché di questi scombussolamenti climatici e
cosa si deve fare per attuare un’inversione di tendenza.
In merito a ciò ho anche riflettuto sulle parole di Luca
Mazzoleni, guida, sci alpinista e gestore del rifugio Franchetti ai piedi del
Gran Sasso. In una sua recente intervista in tema di clima ha detto che “ci
sono grandi variazioni da un anno all’altro,capita che nella stessa stagione la
neve si faccia desiderare oppure cada abbondante per settimane,o che si
alternino grandi nevicate a giorni di scirocco che rovinano tutto…..mi sembra
ci siano sempre state stagioni buone con tanta neve e altre meno propizie…non
voglio dire che non esista effetto serra o riscaldamento globale:io vado in
montagna,non sono un climatologo e lascio ad altri le conclusioni.”
Anche questo è vero,ma senza andare lontano basti vedere
quello che sta avvenendo ai ghiacciai delle nostre Alpi per rendersi conto che
in effetti qualcosa è cambiato. Ultime tristi notizie arrivano dall’Alto Adige
dove si registrano arretramenti delle fronti glaciali con un valore medio annuo
fino a 40 metri, accompagnati da una forte diminuzione della massa glaciale.
Torniamo alla nostra escursione.Lunedì 18 Gennaio con Mimmo indoviniamo
davvero una giornata eccezionale. Erano undici mesi che non andavamo in
montagna insieme ed è stato un bel ritrovarsi. Giornata ideale perché i giorni
precedenti erano stati davvero brutti e il giorno seguente all’escursione è
arrivata la neve anche in pianura. Molto vento però e temperature che nel primo
pomeriggio hanno toccato i -10,-13.
Il ghiaccio sulle strade montane dei versanti a nord ci impone
un itinerario a sud e lo sguardo corre alle Murge di Celsa Bianca, spazzata da
un vento impetuoso ed avvolta da fastidiose e turbolente folate di nubi. La
speranza è che il vento possa spazzare e ripulire il tutto. Poi, quando si
parte dagli 800 metri del sottopasso autostradale si sa già che si
affronteranno dislivelli notevoli un po’ addomesticati dal comodo sentiero che
partendo da Valle Piana porta al Valico del Pollinello.
Ci avviamo con passo deciso e con temperature già
rigide,uno,zero. Rispetto alla direttissima fatta con Pasquale qualche mese fa in
cui attaccammo la cresta dalla base,sfruttiamo il succitato sentiero per
andarla ad intercettare in quota, ma optando questa volta per la via normale, ovvero l’avancorpo Ovest o la normale
del Monolito come viene chiamata. Per capirci meglio, ci andiamo ad infilare
nell’anfiteatro dei canaloni a sinistra del monolito,e da qui puntando ai 2000
metri della vetta.
Il paesaggio è superbo,come lo è ai versanti sud in special
modo d’inverno caratterizzato da uno scenario roccioso,ripidi versanti e pini
loricati ricoperti di galaverna che sembrano sculture di cristallo. In condizioni
più propizie avremmo puntato sicuramente uno dei canali più tecnici,ma la neve
è scarsa e farinosa,le picche non avrebbero lavorato al meglio e ci saremmo
presi forse qualche rischio di troppo.
D’altra parte l’ampio canalone centrale dà la massima garanzia
di una salita più comoda e al cospetto di panorami eccezionali anche se per
evitare sfiancanti zone di accumulo dobbiamo rasentare le creste marginali e
seguirne il filo. Dopo una dura erta ecco il Grande Monolito di Celsa Bianca
dal quale si apre anche uno stupendo sipario sulle pareti di vetta di Sua
Maestà il Dolcedorme con un’argentea luna piena che gli fa capolino. Dopo un
ultimo sforzo siamo in vetta che non è un vero e proprio culmine, ma come
suggerisce il nome “Murge” si tratta di un rilievo montuoso che somiglia a una
muraglia, una cresta ad andamento piuttosto orizzontale.
Bella e rimunerativa salita. Le nostre strade però a questo
punto si dividono. Mimmo proseguirà per il Dolcedorme anche perché armato di
ciaspole che qui sarebbero servite fino alla lontana sella tra Timpa di Valle
Piana e Dolcedorme. Io ritorno esattamente per la stessa strada. Alle 16.30 e
zero gradi sono alla macchina. Molto soddisfatto per il tenore della salita,un
po’ meno per le condizioni di mediocre innevamento e zero ghiaccio,ma va bene
così,la “prima”è andata..
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