L’Inverno qui non è ancora
arrivato,solo una spruzzata di neve in montagna con sei,sette
centimetri sulla massima vetta del massiccio del Pollino.L’unica nota invernale
è data dalle condizioni in cima e lungo il crinale della cresta est del
Dolcedorme fino al Passo del Vascello. Sembra che il clima nel sud Italia si
stia sempre più “tropicalizzando”.Siamo lontani da quell’otto dicembre del 2008
quando salimmo sul Dolcedorme lungo la cresta Tommaselli con trenta centimetri
di neve. Anche l’anno scorso aprimmo la stagione invernale nella stessa data,ma
fu un fuoco di paglia. Adesso speriamo che le cose rientrino nella giusta
logica delle cose.
L’uscita comunque è molto
interessante. Partiti dalla località Bellizzi dalla quota di 1100 m.(alcuni
chilometri più avanti della località Colle Marcione)ci avviamo lungo la pista
che interseca la strada forestale della Fagosa per proseguire verso Piano di
Fossa.E’ soltanto dai 1500 m. che la neve fa la sua comparsa. Spettacolare
comunque la vista della parete nord-est del Dolcedorme spolverato di bianco con
l’azzurro cobalto del cielo sullo sfondo. Piano di Fossa è collegato al Piano
di Acquafredda da un sentiero chiamato “La Scaletta”,corto ma ripido perché
colma i 200 metri di dislivello tra essi in una breve distanza. Poco prima di
raggiungere i 1800 m del Piano di Acquafredda Pasquale realizza un
fortunassissimo incontro con un bel esemplare di lupo dal manto grigio che
quasi ignaro della presenza dell’umano trotterella tranquillo lungo il sentiero
venendogli incontro.
Io,un po’ dietro non riesco ad
avvistarlo. Purtroppo al momento di estrarre la macchina fotografica il grosso
animale fa dietro front dileguandosi nel bosco. Più su numerose impronte di
lupo (più di uno)che si intersecano con quelle di una lepre. Giunti al Piano di
Acquafredda troviamo anche tracce di urina dello stesso lupo. Quì vegetano
esemplari di quelli che vengono chiamati “alberi serpente”.Si tratta di faggi
molto contorti e attorcigliati tutt’ora oggetto di studio da parte dei botanici.
In realtà è facile intuire che vengano già da piccoli schiacciati dal peso
della neve e che quindi durante l’accrescimento assumano quella forma contorta.
Comunque sono convinti che vi siano implicati anche ragioni di tipo genetico.
Dopo le considerazioni del caso ci avviamo sulla crestina del Passo delle Ciavole per attaccare il versante nord lungo il sentiero che si snoda all’interno di un fitto bosco di piccoli faggi. Questi termina a quota 2000 m. dove un grosso loricato secco fa da guardia all’ingresso del sentiero.
Ora la parete è spoglia e affiorano le rocce dall’esiguo strato di neve.A breve raggiungiamo la vetta dove un vento fortissimo sferza le creste sommitali mentre a valle nuvoloni scuri si inseguono minacciosi. Abbiamo il tempo di porre una firma nel libro di vetta,aggiornato per l’ennesima volta per ripiegare lungo la maestosa cresta est fino al Passo del Vascello,che divide il Dolcedorme dalla Manfriana Occidentale.
Qui dovrebbe esserci un sentiero
che scende verso valle ma non lo troviamo (in realtà realizzerò solo dopo che
il medesimo collega il Passo col Piano di Acquafredda,quindi non sarebbe
servito).Allora puntiamo in picchiata verso valle lungo un pendio ripidissimo
fino ad incrociare l’ennesima pista,quella che collega il Piano di Fossa con la
sorgente del Vascello.La seguiamo verso est per un certo tratto per
abbandonarla e deviare verso il basso nel bosco fino a rientrare sulla pista
della Fagosa.
Inizia anche a piovere e dobbiamo
affrettarci ad imboccare la sterrata che ci condurrà all’auto. A parte lo
scarso innevamento,tra lupi,alberi serpente e pini loricati abbiamo fatto le
nostre prime prove d’inverno.
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