Nicola Zaccato non ha bisogno di presentazioni,almeno per coloro che frequentano e conoscono il Pollino. Troverete un ampio profilo sul sito “Alla scoperta del Pollino”.E’ l’uomo delle dieci vette in un giorno,del “Trekking dei due mari” in 16 giorni, toccando 35 vette e di altre imprese. La nuova sfida in programma è quella di scalare 85 vette del Parco Nazionale del Pollino in 365 giorni ( Giugno 2012 - Giugno 2013).Avevo in mente di portare alcuni amici sul Cozzo del Pellegrino tra cui l’amico Gianni,e grazie a lui,essendo cugino siamo riusciti a coinvolgerlo. Quindi abbiamo dato un valore aggiunto all’escursione.
Il Cozzo del Pellegrino è davvero una bella
montagna,la più elevata dei Monti d’Orsomarso (1987 m.),ma comunque alla
portata di tutti. Dalla vetta si apre una paurosa voragine con rovina di massi
e di brecce che scende precipitosamente verso valle (il Canalone del
Pellegrino),conferendogli un aspetto
davvero maestoso che contrasta con i versanti orientali più ondulati che
degradano dolcemente verso le valli circostanti. Fa eccezione la pettata che
dalla “Cresta” sale ripida in cima alla “Calvia”.Dai 1910 m. di questa vetta
bisogna aggirare un fitto bosco di faggi bonsai,piegati e prostrati dai forti
venti di ponente che soffiano dal Tirreno,per sbucare su una selletta che
separa la Calvia dall’anticima del Pellegrino. La traccia corre poi sui paurosi
dirupi e sui lastroni che contraddistinguono
la parte terminale del Canalone. Si scende di poco verso una forcelletta
per affrontare infine l’ultima salita di vetta.
Il panorama è assolutamente senza
confronti,peccato che la giornata sia stata “sporcata” da folate di nebbia e
nuvole provenienti dal mare. In realtà è molto difficile trovare giornate
limpide su queste montagne in quanto l’aria umida proveniente dal vicino Tirreno
risale condensandosi rapidamente. L’occhio corre su tutte le vette del
Pollino,sul Mar Tirreno e Mar Jonio contemporaneamente e se la giornata è
limpida si scorge chiaramente l’Etna e si distinguono le isole Eolie. Scendendo
verso Valle Lupa è stata una sorpresa trovare una gran quantità di neve ancora
presente nei pendii a Nord e qui i ragazzi,Antonio,Alessandro,Fabrizio,Dario e
il giovanissimo Claudio si sono divertiti come matti. A Valle Lupa vi è una
straordinaria concentrazione di doline e inghiottitoi,e nel punto di sbocco
della pista nella valle vi è uno davvero profondo e spettacolare. Anche qui
come sul Pollino vi è una palese testimonianza dell’ultima glaciazione avvenuta
30.000 anni fa con la presenza di accumuli morenici,circhi e nicchie di
escavazione glaciale.
Un percorso ad anello che abbiamo chiuso in sette ore circa considerando che sulla vetta del Pellegrino abbiamo sostato un’oretta circa. L’estate stenta ad imporsi definitivamente,speriamo ci regali tante altre emozioni. Come dice l’amico Nicola “Arrivati in vetta non si vince nulla, non ci sono premi per chi arriva primo, puoi ascoltare il tuo respiro , il silenzio e vivere un’esperienza indimenticabile! La vetta non è soltanto una conquista, puoi guardare l’orizzonte e sentirti tutt’uno con il mondo che ti circonda!”
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