Domenica 20 Maggio 2012. Metabolizzato l’inverno appena
trascorso ho voglia di primavera,di sentire il profumo del Pollino fatto delle
sue varie fragranze e poi,le orchidee selvatiche finalmente,gialle e viola. Con
Gianni che scalpita da sette mesi pensiamo ad un percorso di cresta,uno dei più
suggestivi di tutto il parco,il tratto della grandiosa “Cresta dell’Infinito”
che parte dal Colle della Scala e raggiunge il misterioso Monte Manfriana.
Immagino l'emozione che provarono gli antichi greci una volta sbarcati a
Sibari allorchè volsero lo sguardo verso Nord –Ovest, rapiti dal profilo di quella
montagna molto somigliante al loro Monte Olimpo. Pensarono magari di edificare
un tempio al dio Apollo sentendosi a casa loro. Probabilmente scelsero
l’itinerario più facile dirigendosi verso il Raganello,risalendo la pendice che
porta alla Timpa del Principe per raggiungere la cima bifida della
Manfriana.Una volta lì avranno notato che le rocce calcaree del posto si
prestavano ad essere facilmente squadrate e così ne lavorarono venticinque blocchi
in loco ,uno eccezionale in cui si nota la forma dell’architrave. Terminato il
lavoro di scultura avrebbero dovuto trasportarle in cima ed assemblarle,ma
qualcosa andò storto. Difficile capire cosa,
probabilmente il luogo impervio e le intemperie fecero desistere
quegli antichi costruttori dal completare l’opera? Tutt’ora rimane un mistero. Sta
di fatto che quei massi sono una antica testimonianza della colonizzazione
greca nella nostra terra.
Troviamo anche residuati industriali di quella che fu una
pagina amara per il Pollino,l’indiscriminato e massiccio disboscamento del
Pollino da parte della Rueping,società tedesca che operò negli anni trenta.
Basti osservare lo spessore dei cavi d’acciaio delle teleferiche per capire
cosa trasportassero a valle. Peccato che interi boschi di abeti bianchi tra i
più belli d’Italia siano andati distrutti. Oggi ne rimangono aimè solo pochi
esemplari che vegetano in ristrette aree
del massiccio. In compenso vegetano i pini loricati, contorti e tozzi quanto splendidi e
unici,muti testimoni delle generazioni passate che qui regnano sovrani. Il panorama:mozzafiato in tutte le direzioni a dominare l'intera Piana di Sibari con lo Jonio sullo sfondo,l'immenso bosco della Fagosa con la Valle del Raganello e la poderosa Timpa di S.Lorenzo. Ad Ovest il profilo alpestre di Serra Dolcedorme,Serra delle Ciavole e Serra Crispo.Ed
infine,noi piccoli uomini che osiamo solcare queste terre forse senza capire
pienamente di tornare indietro nel tempo,un tempo in cui uomini possenti e
forti,in nome di nobili ideali furono disposti
a compiere eroiche gesta.
6 commenti:
Oh ma grazie!
Un'orchidea dai colori stupendi!
Finalmente un pesaggio intriso di verde e senza neve perchè adesso voglio tanto sole caldo e belle giornate.
Tanti sorrisi e baci :)
...Edva...**
Tendo a precisare una cosa: non é assolutamente vero che la Rüeping ha tagliato indiscriminatamente gli alberi di faggio dalle montagne del Pollino, ma c'era un metodo sistematico che prevedeva di non danneggiare le piante giovani che si trovavano di fianco alle piante da abbattere, in modo da favorire il rimboschimento... E io non la definirei una storia "AMARA", ma una parte importante della storia del Pollino stesso e dello sviluppo industriale durante gli anni 10 del sud Italia... Era una realtá inimmaginabile persino ai giorni nostri! Quindi la prego di informarsi meglio sull'operato della Rüeping e Palombaro
Vedo il commento solo adesso.E' chiaro che dal punto di vista economico per un certo periodo è stata una manna dal cielo,dal punto di vista naturalistico "è scomparso definitivamente ciò che restava delle grandiose,immense foreste dei secoli passati"(G.Braschi)....es.la quasi definitiva scomparsa degli abeti bianchi.
Quando subentrò la Palombaro,furono effettuati tagli di diradamento,salvando gli alberi migliori.Da allora NON FURONO PIU'EFFETTUATI TAGLI INDISCRIMINATI A DANNO DELLE FAGGETE (compiuti dalla prima ditta).
Nel mio post non parlo della Palombaro ma DELL'AGGUERRITA Rueping.
Saluti
Mi intrometto nella discussione per puntualizzare che i resti della teleferica visibili nella foto non sono della Rueping, che a quella data aveva già chiuso da decenni il suo unico cantiere in zona Pollino, ma della Palombaro, e risalgono agli anni '50.
Saluti
Ok,non è che c'era una indicazione per identificarla.Io guardando quelle teleferiche,ma non solo in quella zona ma anche diverse nei monti di Orsomarso ho espresso le mie impressioni,anche basandomi su chi ne sa più di me,riferendomi alla più famosa Rueping.
mi rendo conto che sia difficile identificare la paternità di un cavo di una teleferica. In base alle mie conoscenze, posso affermare che, allo stato attuale, non ci sono più cavi di teleferiche della Rüeping, né sul Pollino né sull'Orsomarso, mentre ne rimangono in quantità non trascurabile delle ditte succedute alla già citata Rüeping. Saluti
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