Quest’anno l’inverno si è imposto con repentina prepotenza scalzando quel po’
di autunno del mese scorso. Così,dopo alcuni fine settimana perturbati,Venerdì
7 Dicembre riusciamo ad organizzare la prima invernale. Mimmo propone il
giorno,io l’itinerario,in ballottaggio tra Montea (una classica) e Dolcedorme
versante sud.Si decide per la Montea che vorremmo salire lungo la Serra del Finocchio,una alternativa qualora non
si riesca a raggiungere Fontana di Cornia.Si lascia l’auto presso il famoso
“Passo dello Scalone” posto a 740 m. lungo la strada che collega S.Agata
d’Esaro con Belvedere Mar.mo, antico passaggio che collegava la Valle
dell’Esaro con il Tirreno.
Dal passo si scende per intraprendere la sterrata che in
breve giunge ai 596 m. di Renazzo laddove l’Esaro nasce dall’unione di due rami
sorgentizi che scorrono dai fianchi delle irte pareti del Faghittello. Per
fenomeni di permeabilità le sue acque compaiono e scompaiono sotto un alveo
sabbioso ingombro di ciottoli e sassi di ogni foggia.
E’molto presto e il freddo si fa sentire (4 gradi);il primi
bagliori dell’aurora ci rapiscono mentre
il Sole cerca di emergere illuminando la vallata. L’attacco di Serra Finocchio
è una pettata tremenda e caratterizzata da un terreno invaso da vegetazione bassa. Questo ci
scoraggia non poco,considerando gli zaini pesantissimi e l’abbigliamento
invernale. L’idea è quella di risalire il sentiero che costeggia più dolcemente
il ramo sinistro dell’Esaro e che raggiunge il Passo della Melara,e poco prima
del Passo del Faghittello piegando decisamente a destra seguendo un sentiero a
mezza costa che rimonta la Serra proprio all’uscita del bosco. Un percorso che
alla fine abbiamo giudicato decisamente lungo e macchinoso.
Comunque la vista lungo il crinale è grandiosa in tutte le
direzioni,ma soprattutto verso il massiccio che racchiude le cime della
Castelluccia,le tre vette del Cannittello,Serra Croce,La Caccia e il
Petricelle,i cui crinali aguzzi e seghettati precipitano paurosamente nel
Vallone del Canyon dell’Esaro. Guardando a Sud lungo la costa tirrenica svetta
lontano ed innevato Monte Cocuzzo mentre il Sole riflette i suoi pallidi raggi
sul mare. La giornata non è delle migliori e venti di cambiamento si
intravedono in direzione N-O, ma ancora dobbiamo profondere uno sforzo enorme
lungo le ripidi pendici dell’interminabile crestone,superando dapprima
un’affilata ed aerea crestina con molta attenzione.
Infine ci innestiamo con il crinale principale della Montea
con l’obiettivo di raggiungere i 1785 m. della prima cima,ove sorge il
pilastrino che segna il punto trigonometrico. La nebbia,che da queste parti la
fa da padrona ci raggiunge e ci investe scoraggiando ogni nostro tentativo di
fare la seconda vetta;la stanchezza è davvero tanta. Gli ultimi cinquanta metri
presentano ghiaccio,e senza calzare i ramponi facendo molta attenzione,finalmente dopo sei
ore raggiungiamo la cima. Per la discesa impegniamo il canalone che scende sul
fianco occidentale di Serra del Finocchio intersecando in basso il sentiero
intrapreso la mattina.
Una bella ascensione dunque e tutto sommato buona la
prima,questo tentativo alla Montea per una via inedita,molto faticosa e lunga
ma altamente appagante che regala visioni mozzafiato in tutte le direzioni.
Questa montagna incantata davvero non si smentisce mai. Possa essere di buon
auspicio per una stagione invernale esaltante ed appagante.
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