Mercoledi 26 Dicembre 2012. Dopo un inizio scoppiettante
l’inverno ci concede una tregua e l’anticiclone di Natale dissolve un bel pò di
neve nei versanti a sud. In quelli esposti a Nord,in ombra e complice una
leggera tramontana ,l’esiguo strato di neve gela, permettendo però
salite interessanti. Il giorno precedente col binocolo cerco di osservare bene
le vie a sud del Dolcedorme e sembra che nei canali ci sia un buon innevamento,è solo da capire se il manto sia piuttosto compatto o
troppo morbido,rischio una penosa e faticosa salita.
Con Pasquale si decide per una bella via,un elegante
canalone,fratello minore della esaltante Pietra Colonna che mi manca da tanti
anni,la via intitolata a Vittorio Luzzo posta proprio a fianco di Pietra
Colonna e che ne condivide l’attacco alla diramazione in basso. Tutto il
versante sud del Dolcedorme è grandioso e di una bellezza intrinseca,fatto di
rocce,pinnacoli,creste e canali, il tutto costellato di pini loricati spettacolari.
La montagna che rivela il suo lato più selvaggio,maestoso e pericoloso. Anche i
dislivelli da colmare sono davvero cattivi. Lasciamo l’auto qualche chilometro
prima di Cozzo Palumbo,circa 750
metri di quota per raggiungere l’uscita della Luzzo a 2150 m. ad un tiro di
schioppo dalla vetta del Dolcedorme,1400 m di dislivello dunque.
Imboccata la misteriosa Valle Cupa apportiamo una digressione
verso destra prendendo di petto il Timpone Campanaro,un pilastro tettonico che
si erge proprio tra la Valle Cupa e Valle Stiavucca , eccezionale balcone panoramico
sulle pareti meridionali del Dolcedorme. Dal suo culmine riusciamo a scorgere
molto bene l’attacco,però dobbiamo scendere di un centinaio di metri di quota obliquando
a mezzacosta superando diversi valloncelli nel bosco per incrociare infine il
sentiero che costeggia il ramo principale dell’impluvio dal quale si diramano i
due canali. Giungiamo alle 11 (dopo quattro ore di marcia) alla diramazione dove
finalmente incontriamo la neve. E’ un po’ tardi e,sinceramente nutriamo qualche
dubbio se raggiungere anche la vetta del Dolcedorme. All’uscita infatti
bisognerebbe risalire la Cresta Est e poi scendere per la stessa via,sforzo che
ci costerebbe una buona ora e mezza in più.
Inizia così la risalita. Tiriamo fuori le nostre piccozze procedendo dapprima su neve un pò molle e poi su una slavina generatasi qualche giorno prima dove si cammina meglio. La slavina,piuttosto lunga termina proprio a ridosso della prima strettoia,con la presenza di alcuni salti senza neve un po insidiosi. Superata questa difficoltà il paesaggio si apre grandioso tra le pareti di vetta del Dolcedorme.La neve ora più compatta ci permette di effettuare la progressione più agevolmente anche se non necessita dell’uso dei ramponi.
Più in alto una seconda ed estetica strettoia ed infine la rampa finale che ci porta in cresta,vicini alla vetta della Timpa del Pino di Michele dove all’epoca del brigantaggio fu impiccato su un pino loricato Michele,un pastore che parlò troppo con le forze dell’ordine. Guardiamo e salutiamo da lontano la vetta del Dolcedorme pronti per la lunga discesa lungo il solito vallone del Faggio Grosso,un ampio imbuto che si innesta in basso a Valle Cupa. Giungiamo infine all’auto alle 16.00. dopo nove ore di fatiche e più di 1400 metri di dislivello colmato. E’ sempre una grande soddisfazione scalare questa splendida montagna,il “Tetto del Meridione”,specialmente dal versante meridionale,che ci ripaga regalandoci sempre intense emozioni,paesaggi stupendi ed ambienti selvaggi ed incontaminati.
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