E' fine giugno e
l'intera penisola è attanagliata nella morsa da un caldo di inaudita ferocia. In
queste condizioni non c'è niente di meglio che dedicarsi al torrentismo e al
canyoning, due discipline simili ma che vogliono dire acqua e fresco.
Sabato 24 giugno sarebbe ideale per organizzare un’uscita ma ho solo il pomeriggio libero e penso a quel lontano 1998 quando per la prima volta percorsi una parte delle gole alte del Raganello meglio chiamate gole di Barile. In quella occasione entrammo in acqua alle tre del pomeriggio rientrando senza problemi. Male che vada penso, faremo solo la parte che arriva al "Cucchiaio”, tant'è la voglia di refrigerio. E’ superfluo dire che le Gole del Raganello sono il gioiello assoluto del Parco del Pollino e uno dei canyon più spettacolari e grandiosi d’Europa.
Contatto
Pasquale che però esprime qualche dubbio per il fatto che non sa nuotare. Allora mi
attivo subito per informarmi sulle condizioni del torrente tramite l'amico
Giovanni di Cerchiara, ottimo alpinista e guida di torrentismo apprendendo che c’è
poca acqua e che non ci sono pozze profonde o tuffabili. A questo punto direi
che per il socio sia perfetto.
Si parte all'una
del pomeriggio destinazione San Lorenzo Bellizzi con 37 gradi. Raggiungiamo il
brullo paesello e successivamente la località Barile parcheggiando l'auto di
fianco l'ultima masseria al cospetto delle mastodontiche timpe di Cassano e di
San Lorenzo.
In effetti il
Raganello in un lento lavorio che dura da milioni di anni ha scavato e inciso
profondamente la roccia calcarea fra le due montagne formando un canyon di
impressionante bellezza le cui pareti si innalzano in alcuni punti per più di
cinquecento metri a strapiombo. Uno spettacolo della natura che lascia senza
fiato. Il toponimo "Barile" inoltre deriva dal suono prodotto dai
massi rotolanti durante le piene simile al rotolare dei barili sul selciato.
Ci prepariamo
velocemente e scendiamo all'attacco della gola all'altezza dei "Guardiani
del Barile", poderosi massi staccatisi dalle pareti sovrastanti nella
notte dei tempi, che ostruiscono il letto del torrente e costringono ad entrare
in acqua calandosi per uno scivolo laterale o più avanti lungo la paretina. In
un percorso vario e divertente sempre in acqua tra pozze, marmitte e cascatelle
giungiamo al “Cucchiaio”.
Sopra di noi
incombono le vertiginose pareti della Timpa di Cassano e di San Lorenzo, tali
da incutere timore in un ambiente che ci riporta indietro nel tempo al
Giurassico. Mancano solo i dinosauri ma ci accontentiamo di un incontro
ravvicinato con una piccola vipera, un ululone dal ventre giallo e una biscia
d'acqua. In alto tra le altissime pareti invece un maestoso grifone disegna
spirali nel cielo in cerca di qualche carogna e noto con piacere che anche il
socio si diverte nonostante abbia qualche apprensione dove l'acqua è un po'
profonda.
Giunti al Cucchiaio riscontriamo di avere ancora tutto il tempo per completare la risalita fino all’”Anfiteatro del Diavolo" ma dobbiamo prima superarlo. Il Cucchiaio rappresenta un passaggio molto ostico che costringe molti a tornare indietro. E' un salto verticale di tre metri completamente liscio dal quale scorre una cascatina. Sopra di esso l'erosione perenne dell'acqua ha creato un incavo concavo simile ad un cucchiaio che viene sfruttato al ritorno lasciandosi scivolare per saltare giù nella pozza sottostante.
In un gruppo
numeroso si riesce a salire aiutandosi alla meno peggio l’uno con l’altro. In
due risulta molto complicato. Si può tentare da destra cercando di arrampicare
su dei piccoli massi incastrati estremamente levigati e viscidi o per il masso
a sinistra della cascatina in stile bouldering molto difficile anch'esso perché
liscio e privo di aderenza ma più fattibile a mio avviso perché asciutto. Direi
che la difficoltà sia un VI pieno avendo scarpe bagnate con poco grip.
La paretina si
vince arrivando con la mano ad una maniglia nella roccia in alto a sinistra
cercando di non perdere aderenza con i piedi per issarsi di forza. Anni fa ci
riuscii e così decido di riprovarci di nuovo. Dopo qualche tentativo riesco con
fatica a superarlo guadagnandomi un "bravo" dal socio. Ma non è
finita qui perché ora mi tocca recuperare Pasquale.
La soluzione
migliore è quella di fissare uno spezzone di corda allo spit del salto di
destra, fare un mezzo barcaiolo e tirare il socio mentre cerca di arrampicare
sul viscido fangoso delle rocce levigate. Infine riusciamo a completare il
superamento di questo ostacolo rognoso.
D'ora in avanti
il percorso risulterà privo di particolari difficoltà ed escludendo un
passaggio sotto una cascatina con breve arrampicata a sinistra raggiungiamo il
"Gomito", probabilmente il luogo più bello dell'intera gola. E' uno
scivolo toboga che termina in una pozza e poi svolta a novanta gradi. Il tutto è
sovrastato dall'impressionante "Anfiteatro del diavolo", una cattedrale
di rocce ciclopiche disposte a franapoggio sostenute in un delicato e apparente
precario equilibrio.
Questo angolo di
paradiso ha veramente del magico. Non vi è molta acqua e la risalita dello
scivolo risulta facile. Con maggiore portata l'operazione sarebbe diventata più
difficile, ma va bene così anche perché consente a Pasquale di completare
l'intero percorso senza problemi.
ln verità si
potrebbe proseguire oltre fino ad
incontrare due curiosi massi incastrati fra le pareti del canyon, uno piccolo e
l'altro enorme ma poco oltre il cammino
verrebbe quasi sicuramente interrotto da un salto con cascata insuperabile, anche
se in alcune condizioni ma raramente qualcuno bravo riesce a scavalcarlo.Ritorniamo
velocemente ma senza strafare e alla fine effettuiamo l'uscita attraverso un
buco tra i Guardiani, la prima volta in vent'anni e questo per il livello
dell'acqua notevolmente ridotto.
Incameriamo la
prima uscita in torrentismo che in definitiva è stata bella e divertente, mai
difficile e questo a motivo dell'andamento orizzontale della gola che non
oppone difficoltà tecniche di rilievo. L'unica preoccupazione legittima deriva
dalla scarsità d'acqua già a fine giugno e se qualcosa non cambierà, ad Agosto
questo meraviglioso torrente rischierà di andare quasi in secca. Speriamo per
il meglio perché il canyon del Raganello merita davvero. Un bravo va anche al
socio che sono riuscito finalmente a convincere a venire con me in acqua.
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