Il Passo dello
Scalone posto a 740 m. lungo la strada montana che collega Sant'Agata d'Esaro a
Belvedere Marittimo segna il confine geografico tra il Parco del
Pollino,all'estremo lembo sud occidentale dei monti di Orsomarso e la Catena Costiera.Costituisce
anche il confine geologico tra i due settori montani dove il calcaree del
Pollino cede il posto al granito del contiguo massiccio.
Dal Passo parte
una pista che si inoltra all'interno della bellissima Valle dell'Esaro, racchiusa
dalle quinte di monti cui fa capo la Montea,la piu' spettacolare ed alpestre
del settore.Da questo punto si innalza la Cresta della Castelluccia,rocciosa ed
aderta a Sud,meno aspra e più boscata sul versante nord.L'apice è la sua cima a
1295 m.Una volta in vetta si può proseguire lungo il fantastico crinale che
raggiunge prima il monte Cannitello, poi attraverso una serie di saliscendi
sempre sul filo si giunge a Serra la Croce. Poco dopo, all'altezza della
piccola cappella con grande croce di ferro si impenna lo spettacolare crestone
sud di Monte La Caccia fino in vetta. Questo percorso di eccezionale bellezza
dove si possono godere panorami mozzafiato in tutte le direzioni è chiamato
anche "La Via delle Creste”.
Chi non volesse
invece salire su La Caccia può servirsi di un comodo sentiero che parte dalla
sella di Serra Croce e raggiunge il Passo della Melara, snodo strategico per
risalire la cresta Ovest della Montea o la Est del Petricelle. Scendendo invece
lungo il fianco Est del monte Faghittello si guadagna la Valle dell'Esaro ed
infine si rientra al Passo dello Scalone chiudendo il tal modo un fantastico
anello.
Questo era il progetto messo in cantiere con l'amico Angelo da Sangineto verso la metà di novembre per il festivo dell'8 Dicembre, ma non ci si aspettava che l'inverno irrompesse nelle nostre regioni anzitempo. Purtroppo non essendo attrezzato di ramponi la cosa ci ha tenuto in ansia fino all'ultimo perché scendere pendii ripidi ghiacciati senza adeguata attrezzatura alpinistica avrebbe comportato seri rischi. E' scontato che le invernali, anche quelle prettamente escursionistiche sono molto rimunerative e consentono di vivere esperienze uniche, ma va da se che vanno affrontate con abbigliamento, attrezzatura e preparazione adeguate.
Per fortuna però
un'attenuazione dei fenomeni ha migliorato di parecchio le condizioni così
abbiamo deciso di partire ugualmente mettendo in conto di tornare indietro nel
caso avessimo trovato gelo nella nord del Cannittello, molto ripido e dirupato.
Con Angelo c'è anche Fabio, suo compagno in una squadra ciclistica
dilettantistica di Scalea. Le previsioni non danno bellissimo ma lasciano sperare in una buona visibilità
visto le nuvole che già cominciano ad avvolgere le cime più elevate mentre per
ora Il Cannitello, più basso resta fuori.
Ci si avvia
lungo la sterrata abbandonandola subito dopo per risalire l'erta pendice alla
nostra sinistra fino a guadagnare il
crinale che a causa degli incendi di questa estate appare spoglio e ricoperto
di fuliggine. La salita e' impegnativa ma mai eccessiva. Seguendo il filo si
incontrano dei roccioni che andrebbero aggirati da destra ma facendo una valutazione a vista decidiamo di
aggredirli in una facile e divertente arrampicata (max II grado) scavalcando
salti ed aggirando caratteristici pinnacoli. Lungo il percorso osserviamo anche
delle curiose rocce di pietra grigia stratificate in sottilissime lame
simile ad un libro.
Nel frattempo
guardando a Nord verso le balze meridionali del Faghittello e il crinale
frastagliato della Montea penso al mio amico Pasquale che in contemporanea lo
sta risalendo in solitaria e al meteo che comincia purtroppo a peggiorare. Infatti
raggiunto il vertice della Castelluccia una coltre nebbiosa molto compatta si
alza dal mare e ricopre tutto precludendo ogni possibilità di godere degli
eccezionali panorami che questi luoghi regalano in condizioni buone.
Dalla Castelluccia
scendiamo di quota seguendo il filo di cresta fino alla base del versante Sud
del Cannitello dove troviamo le prime chiazze di neve. Il sentiero ben
tracciato comincia ad inerpicarsi ripidamente sui suoi contrafforti e
non mi rimane che fotografare soltanto formazioni rocciose nella nebbia fitta e
nulla più. Poco dopo esso piega verso nord ovest aggirando la spalla ovest
della montagna dove la neve comincia a diventare piu' consistente. Purtroppo i
giovani hanno scarpe basse non adatte a questo tipo di terreno ma ci consola il
fatto che non troveremo ghiaccio perché le temperature non sono basse.
Dopo un'ultima
impennata guadagniamo il passo che immette nel costone che punta la vetta del
Cannitello ma decidiamo di rinunciare anche perché alla nebbia si è aggiunto un
forte vento a complicare la situazione e con visibilità zero non avrebbe nessun
significato procedere. Scendiamo invece in diagonale lungo la pista che
costeggia la base della parete Nord e qui troviamo una ventina di centimetri di
neve che comincia a creare qualche problema ai compagni con le scarpette e le
caviglie bagnate. La pista giunge al colletto tra la vertiginosa parete Est del
Cannitello che intravediamo nella nebbia e l'aguzzo crinale che conduce a Serra
Croce in direzione Nord. Se ci fosse stata visibilità da questo punto il colpo
d'occhio sulla Valle dell'Esaro e le cime frastagliate che la circondano
sarebbe stato fantastico. Invece mi consolo facendo qualche scatto ai loricati,
secchi o vegeti che come spettri nella nebbia sono i guardiani indiscussi di
questi luoghi selvaggi.
A questo punto
dopo un veloce consulto decidiamo che non vale ormai la pena proseguire per
chiudere l'anello. Raggiungeremo il rifugio Belvedere posto proprio sotto la
vetta di Serra la Croce per concludere a Trifari, la frazioncina montana di
Belvedere Marittimo la nostra avventura. In prossimità del rifugio causa nebbia
commettiamo pure un piccolo errore di orientamento impegnando un costone
sbagliato che andava probabilmente a gettarsi nel vallone opposto a quello del
rifugio. Grazie alle tracce gps e al nostro intuito riusciamo a correggere la
rotta ritornando sui nostri passi. Una piccola croce in legno segna il punto da
imboccare per raggiungere il rifugio. Una volta a Trifari avremmo trovato il
cognato di Angelo preavvisato che ci avrebbe ricondotti allo Scalone a recuperare le auto.
Che dire, in
condizioni di buona visibilita' l'itinerario e' uno dei più grandiosi e
panoramici in assoluto, spaziando tra lato mare con la costa dell'Alto Tirreno
cosentino e lato montagna con il fantastico gruppo montuoso della Montea e i
suoi satelliti. Purtroppo non può andar sempre come vuoi e questa volta ci
accontentiamo. In compenso ho trovato molto estetica ed aerea la cresta della
Castelluccia e anche un amico con cui non facevo un'uscita in montagna da
qualche anno. Ringrazio Angelo per aver accolto l'invito e il buon Fabio che si
è unito a noi.
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