“Tre lupi sulla via dei lupi alla ricerca dei lupi”. Un bel tema se vogliamo riassumere la giornata di Sabato 1 Aprile per chiudere la stagione invernale sul Pollino. Una bella salita, rimunerativa e affascinante nel versante Nord, Nord-Est dove di solito la neve dura più a lungo e la via dei Lupi è l’ultima a rimanere in condizione.
Dando un ‘occhiata al mio blog mi sono reso anche conto che l’ultima volta su questa via risaliva a cinque anni fa (come passa il tempo aimè!!) in occasione di una notturna per immortalare il sole nascente dalla dirimpettaia Serra delle Ciavole.
Dai Piani osservando il
ventaglio di vie di misto-ghiaccio da destra a sinistra ad eccezione della
parete Nord, vi era il “Costone Nord” fatto a Dicembre che ancora teneva, “Psikologica”
completamente scoperta anche perché non è un canale vero e proprio sviluppandosi a ridosso di placche; “La Grande Frana” buona fino ai salti di roccia
sommitali anch’essi scoperti; “Salutami le stelle”, probabilmente la più
difficile del versante Nord completamente scoperta, “Agata” con i salti
scoperti anch’essi. Rimanevano “Sophia”, la “Via dei Lupi”, più larga e ricolma
di neve semipressa e a sinistra d’essa, più incassata e più ripida la sua
variante B.
La storia dei
lupi appunto. L’idea di dare questo nome alla via era venuta a me nel lontano 2002
se non ricordo male quando attraversando una valanga verificatasi da poco nella
faggeta sotto le pareti osservammo le orme di diversi lupi, forse quattro o
cinque. Se poi aprimmo noi questa via non so dire.
Il terzo componente della cordata è Damiano che vorrebbe posizionare una
fototrappola per immortalare eventuali lupi. Soltanto che andrebbe in
un’altra località più a valle e priva di neve.Infine lo convinciamo a
sfruttare forse l’ultima invernale sul Pollino.
Così si decide
per la Via dei lupi e si va. L’unica perplessità da parte mia è che Damiano non
ha mai fatto salite su queste difficoltà trattandosi di una PD o PD+, di
conseguenza portiamo corda e attrezzatura. Essendo in tre dovrei partire da
primo di cordata e recuperare i due secondi che lego a breve distanza tra loro.
Questo per sfruttare l’intera lunghezza di corda. Altrimenti disponendola a V
rovesciata avrei avuto soltanto 30 metri.
Facciamo un
passo indietro. Giunti ai Piani di Pollino pensiamo al punto più congeniale per
piazzare la fototrappola, aggeggio che sfrutta i sensori di movimento per
scattare le foto. Saliamo più su nel bosco e in una zona dove non dovrebbe
esserci passaggio di escursionisti, quindi ben isolata la leghiamo ad un tronco
di faggio. A terra sulla neve posizioniamo la nostra esca: fegato, coda
d’agnello, piede di porco e un pezzo d’osso.
Per sortire risultati quasi certi dovrebbe restare in loco almeno un paio di giorni anche perché i lupi di solito si
muovono di notte per procacciarsi il cibo. Soltanto che Damiano vorrebbe
rimuoverla al ritorno dell’escursione sperando di ottenere qualche risultato
per ripiazzarla successivamente in un punto per lui facilmente accessibile e raggiungibile
in fuoristrada.
Al ritorno come si poteva immaginare non è accaduto nulla. Cerco di convincerlo a lasciarla per recuperarla più in là ma niente, decide di rimuoverla. Peccato davvero. Tornando alla salita raggiungiamo l’attacco, ci leghiamo e parto io risalendo la prima rampa che però non è quella giusta perché mi porta su di una selletta piuttosto difficoltosa da scavalcare che dà sul canale della via vera e propria.
Evitando di complicarmi la vita decido di ridiscendere faccia a monte per andare a prendere quella buona, un bel canale elegante e dritto che si mantiene tra i 45 e i 50 gradi per toccare i 55 prima del grosso pino loricato dove attrezzo una bella sosta. Il primo tratto lo abbiamo fatto in conserva assicurata per favorire la velocità della cordata.
Recupero i due
compagni assicurando sul grosso tronco facendoli riposare su pochi
centimetri quadrati e si parte per il tiro successivo che raggiunge una
crestina selletta comoda dove fare sicura su un masso a terra. L’uscita tocca
anch’essa i 55 gradi di pendenza su neve buona, portante.
La seconda parte
della via è più facile ed è comune alla Via dei Lupi principale. Ora possiamo
smontare tutto ed affrontare prima la sella che ci separa da una serie di
canalini più in alto. Questa è senza neve perché praticamente quasi in piano e
completamente baciata dal caldo sole.
A sinistra vi è
il canalino della “Via della Clessidra” che ignoriamo puntando uno dei due più
a destra. Prendiamo quello più diretto e anche più ripido ma non troppo (siamo
sui 45 max) per raggiungere in breve l’uscita in cresta. Da qui costeggiamo il
nevaio che conserva uno strato di neve abbastanza consistente ed infine la
vetta di Monte Pollino a 2248 m.
Panorama sublime sul Dolcedorme, sui Piani di
Pollino che cominciano ad assumere l’aspetto di macchia di leopardo e su Serra
Ciavole e Serra Crispo anch’esse discretamente innevate.Per consumare il nostro
panino scendiamo un paio di metri sulla parete nord al riparo dal vento e
dulcis in funto un bel bicchiere di birra artigianale al rum fatta dal nostro
cercatore di lupi Damiano, semplicemente spettacolare.
Per il resto, la
discesa tranquilla prima recuperando la fototrappola e poi ritornando alla località di partenza Colle dell’Impiso dove ci aspetta la nostra auto.
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